TECNICA PIANISTICA

Caduta libera

La tecnica è organizzazione del movimento, equilibrio tra forza e peso, il tutto governato da una totale elasticità.
In tutto questo dobbiamo essere sempre pronti a sfruttare ogni fonte di energia poiché una delle regole fondamentali consiste nell'ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo.
La prima fonte di energia di cui possiamo disporre è la forza di gravità. Dobbiamo sempre tener presente questo inesauribile elemento naturale per saperlo sfruttare non appena si presenta l'occasione.
Per familiarizzare con questo aspetto della tecnica dobbiamo esercitarci diverse volte a sollevare il braccio al di sopra della tastiera lasciandolo poi "cadere" sui tasti. La caduta deve essere libera, naturale, "a peso morto", senza alcun intervento da parte nostra (rallentando o accelerando la caduta stessa).
Il braccio, che durante il sollevamento ha bisogno dell'intervento dei muscoli della spalla, improvvisamente disattiva ogni controllo muscolare e liberamente cade sui tasti. È importante "sentire" questa libertà nel movimento e, come sempre, il nostro orecchio vigilerà sul buon risultato dell'operazione.
Infatti se ascolteremo sempre il suono prodotto dopo ogni caduta, sarà chiaro l'esito dell'esercizio.
Ricordate: il suono innanzi tutto.
Un braccio che cade con una accelerazione eccessiva provocata da una spinta (quindi caduta+spinta), produrrà un suono brutto, esageratamente sforzato, quasi rumore;
il suono prodotto da una caduta libera, data soltanto dal naturale peso del braccio, produce un suono pieno, ricco di armonici.
Durante tutto il processo c'è un solo momento in cui il braccio rimane completamente rilassato, privo di forze, ed è il momento in cui, raggiunta la posizione voluta sopra la tastiera, "stacca" improvvisamente ogni legame con i muscoli della spalla e cade pesantemente sui tasti. Per il resto non c'è mai una completa "rilassatezza", intesa come totale mancanza di attività di tutto l'apparato.

Per la buona riuscita dell'evento sonoro dobbiamo poi considerare il ruolo che occupano le dita e il polso.
Le dita rappresentano il terminale attraverso il quale si trasferisce sui tasti il peso del braccio. Esse non devono mai essere "deboli", rilassate ma, anzi, devono mantenere tutta la loro forza, devono essere "vive" per poter sostenere il peso del braccio. Il ruolo che le dita occupano nella produzione di un buon suono è importantissimo (e avremo modo di approfondirlo quando parleremo del suono). Spesso ho potuto notare come in presenza di passi particolarmente intimi, con sonorità leggere, alcuni pianisti tendessero a rilassare le dita. L'attacco al tasto diveniva debole, molle, indeciso e questo provocava inevitabilmente un suono incerto e a volte impercettibile, timido.
Anche nel pianissimo le dita devono mantenere sempre la loro vitalità, la loro forza.
Tornando alla caduta libera: quando il braccio ha compiuto la sua caduta, le dita devono farsi trovare pronte e, con presa sicura, "aggrapparsi" ai tasti sostenendo il peso del braccio.
Il polso ha, pure lui, un ruolo importante. La sua funzione è quella di "ammortizzare" la caduta. Nel momento dell'impatto con la tastiera il polso, elastico e mai rigido, prolunga lievemente il movimento verso il basso per poi risalire immediatamente.
In tutto il procedimento della caduta ogni singolo elemento (dita, mano, polso, avambraccio, braccio) deve mantenere una completa elasticità. Qualsiasi tipo di rigidità ostacola il movimento producendo un suono cattivo, duro.

Fra i numerosi esempi utilizzabili riporterò un passo della Kreisleriana op.16 di Schumann:



Le ottave della mano sinistra rappresentano l'esatta applicazione della cadutra libera. Per ottenere il crescendo occorre aumentare gradualmente l'altezza rispetto alla quale il braccio inizia la sua caduta. In questo modo si riuscirà a dosare progressivamente la velocità di caduta e quindi l'intensità sonora.