Haydn e Mozart
Il pianoforte nel periodo di Haydn e Mozart
Nella prefazione al Primo Libro delle "Pièces de clavecin" (Parigi, 1713) Couperin scriveva: " ll clavicembalo è perfetto quanto all'estensione, e di suono brillante; siccome però non è possibile aumentare o attenuare i suoni, sarò eternamente grato a coloro che, grazie a un'arte profonda e sorretta dal gusto, protranno pervenire a rendere questo strumento suscettibile di espressione. È a questo che si sono applicati i miei predecessori, indipendentemente dalla validità delle loro composizioni ".
Alcuni anni prima che Couperin esprimesse questa convinzione, rivoluzionaria per l'estetica dell'inizio del Settecento, a Firenze Bartolomeo Cristofori aveva già costruito i primi strumenti capaci di "enfler et diminuer ses sons".
Il tramonto del clavicembalo come strumento solista fu causato dai cambiamenti stilistici, di gusto e sensibilità verificatisi intorno al 1750. È in questo periodo che l'orientamento generale del gusto valorizzò una cantabilità più legata e ciò richiese composizioni nelle quali l'intensità dei suoni fosse variabile e graduata: era l'epoca del pianoforte.
La sensiblerie preromantica identificava i nuovi ideali d'arte in una più calda e appassionata cantabilità: i suoi modelli erano la voce umana e il violino. Di fronte alle necessità espressive dell'epoca nuova il clavicembalo non era più sufficiente, il pianoforte rappresentava lo strumento nuovo, che era in grado di realizzare questi ideali.
In questa fase di transizione verso un mondo espressivo nuovo, più semplice e immediato, ebbero una posizione di rilievo due figli di Bach, Johann Christian, le cui sonate incarnarono lo stile galante, ma soprattutto Carl Philipp Emanuel che testimoniò lo sforzo di rinnovamento, formale ed espressivo in numerose sonate, sonatine, fantasie, rondò, pezzi caratteristici, concerti, e riassunse con criterio sistematico nel "Versuch über die wahre Art das Klavier zu spielen" (1753 e 1762) i fondamenti e i principi dell'esecuzione strumentale del suo tempo.
Haydn e Mozart rappresentano i massimi esponenti del passaggio dal clavicembalo al pianoforte.
Haydn, genio in materia orchestrale, non era un virtuoso del pianoforte e in tutta la sua produzione pianistica non si riscontrano atteggiamenti di vero virtuosismo. Fra il 1760 e il 1795 scrisse 52 sonate, ma solo nelle ultime si può riscontrare una più marcata assimilazione della scrittura per pianoforte.
Mozart, invece, era un celebre concertista ed egli trasferì nelle sue composizioni tutto il suo carattere brillante, cristallino, ma anche lirico e sentimentale. Era nato e cresciuto musicalmente sul clavicembalo e il suo ideale strumentale non si scostò mai del tutto da esso. Sebbene fu entusiasta del pianoforte (il 17 ottobre 1777 inviò una lettera al padre in cui annunciava con entusiasmo la "scoperta" dei pianoforti di Stein ad Augusta) e nonostante dal 1777 si fosse orientato definitivamente verso questo strumento, la sua scrittura non subì cambiamenti radicali nello stile. Soltanto nell'ultimo decennio si possono cogliere tratti già puramente pianistici, che lasciano intravedere lo stile di Beethoven (si pensi alla sonata in Do min. KV 457).