Il pianoforte nel 1800

Il XIX secolo

Il Romanticismo rappresentò il periodo di maggiore splendore per il pianoforte. I compositori, guidati da una nuova sensibilità e dalla necessità di intervenire con una maggiore immediatezza, sperimentarono nuove forme di espressione musicale disgregando le regole dell'arte classica.
La ricerca continua di colori sonori sempre più raffinati e lo sviluppo del virtuosismo contribuirono ad accrescere le doti tecniche del pianoforte. Le case costruttrici si affannarono per produrre strumenti che rispondessero maggiormente alle nuove esigenze tecnico-espressive. Il pianoforte divenne lo strumento principe dell'epora romantica.
Il numero sempre crescente delle corde, la loro lunghezza e il maggiore diametro imponevano una intelaiatura sempre più robusta e resistente. Il telaio di legno non era più in grado di sopportare una tensione sempre maggiore. Nel 1808 Broadwood applicò per la prima volta dei rinforzi metallici sul telaio e nel 1822 perfezionò questa pratica. L'uso del metallo diventava sempre più preponderante. L'inglese Thomas Allen creò nel 1831 il primo telaio interamente in metallo. In seguito furono apportati miglioramenti a questa invenzione, fino a quando Theodor Steinway brevettò, nel 1872, il telaio detto cupola iron frame, che venne ripreso in seguito da tutti i costruttori. Sempre Steinway inventò il pedale tonale (1874), il cui effetto è quello tenere sollevati soltanto gli smorzatori di quei tasti che si abbassano nel momento in cui si aziona il pedale.

I compositori dell'800

Sul pianoforte si riconoscono e si ritrovano tutte le aspirazioni romantiche, poiché esso seppe dar voce e ali sia al lirismo intimo, sia all'acrobazia virtuosistica, le due anime che riflettono la passione e le attese musicali dell'Ottocento.
Sono proprio questi due elementi che caratterizzarono tutta la produzione artistica del periodo romantico. La passione, travolgente e impulsiva da una parte e il ripiegarsi su se stesso in un intimismo poetico, sognatore, malinconico dall'altra, sono i tratti che daranno vita alle nuove forme musicali.
A partire dal 1820-30 la letteratura pianistica lasciò sempre più da parte le sonate per coltivare forme più brevi, di architettura semplice, in cui bruciava con rapida fiamma il fuoco di un'ispirazíone a volte intensa, a volte notturna, spesso inquieta.
L'intimismo lirico prediligeva le improvvisazioni, le forme brevi del preludio, del notturno, delle danze; ricercava il suono perlato, soffice, raffinato; evitava la folla, si rifugiava nei salotti e si confessava di fronte a pochi amici.
Invece l'acrobatismo virtuosistico amava le forme più ampie del capriccio, dello studio da concerto, delle fantasie e dei pot-pourris su celebri motivi d'opera; scatenava grosse sonorità, tempeste di note, uragani di accordi e di arpeggi; cercava la folla, il trionfo, mandando in delirio le platee.

F. Schubert fu l'anticipatore di quei musicisti che intesero il pianoforte come il confidente, il diario dell'anima. Amava frequentare un ristretto cerchio di amici con i quali condivideva serate musicali lontano dal clamore del grosso pubblico.
Alla sua concezione del pianoforte come strumento "privato" aderirono molti musicisti: tra essi l'irlandese J. Field, che ideò la forma e del notturno; L. Berger, come Field allievo di Clementi; St. Heller, F. Hiller.
Ma le più alte affermazioni della letteratura romantica per pianoforte furono raggiunte da 4 musicisti coetanei: Mendelssohn, Chopin, Schumann, Liszt.
L'opera pianistica di F. Mendelssohn Bartholdy si impose per la perfezione elegante della forma e per la serenità della poesia che lo fecero proclamare il più classico dei musicisti romantici. In tutte le sue composizioni sono evidenti i segni caratteristici di una musicalità lineare, spontanea, galante. Le Romanze senza parole sono tra le opere più significative del repertorio romantico, per la freschezza inventiva e la varietà con la quale egli attuò il disegno di comporre melodie accompagnate.
Nelle composizioni per pianoforte R. Schumann diede vita alla parte più pura del proprio genio. Per la prima volta si può applicare a un musicista la parola musicista-poeta, non solo per il carattere della sua musica, ma anche per le considerevoli influenze letterarie che sono all'origine di quell'arte. Molti tratti caratterizzarono la sua opera: l'influenza della poesia romantica contemporanea, gli impegni programmatici di una rivoluzione che doveva essere anche rigenerazione artistica, la conoscenza della polifonia bachiana, l'ammirazione per Beethoven. Schumann fu una figura nuova nell'arte per il suo ardore avveniristico, nazionalistico e organizzativo. Fondò nel 1834 a Lipsia la rivista «Neue Zeitschrift für Musik» nella quale conduceva una vivissima lotta per la musica nuova contro l'accademismo e contro lo spirito conservatore. L'opera di Schumann costituisce uno dei capitoli più interessanti, più vivi, più inconfondibili dell'intera letteratura pianistica.
In F. Chopin il suono del pianoforte si identifica con l'essenza dell'ispirazione: il suo pensiero musicale è intimamente, esclusivamente pianistico. L'arte pianistica raggiunge un'elevazione tale da non essere mai più superata. Il pianoforte viene impiegato senza nessun riferimento all'orchestra: il musicista ne sfrutta appieno tutti quei caratteri che lo strumento poteva offrirgli.
Chopin si identificò con il pianoforte che divenne il tramite attraverso il quale poter trasmettere il proprio sentire, la propria anima. Impreziosì la tavolozza armonica dando alle melodie un respiro lungo, una duttilità che arrivava fino all'impalpabile trasparenza dell'arabesco. Egli accettò le forme care all'intimismo lirico che aveva trapiantato nei salotti della buona società: íl notturno, il valzer, l'improvviso, lo scherzo; vi aggiunse altre forme nate o rinate dalla sua nostalgia per la patria: la mazurka, la ballata, la polacca. Nondimeno seppe confrontarsi con forme più ampie quali la sonata e, nello stesso tempo, restringere il campo della propria ispirazione fino alla perfezione aforistica di alcuni preludi.
La rivoluzione del pianoforte iniziata da Chopin, giunse a compimento con la comparsa del pianista più grande che la storia abbia mai avuto: F. Liszt. Egli apportò così importanti cambiamenti da esercitare sulla musica romantica in generale e su quella pianistica in particolare, un'influenza preponderante. Senza abbandonare le conquiste che Chopin aveva realizzato così magistralmente nel campo della poesia e del cantabile, Liszt riuscì a far uscire il pianoforte dalla sfera chiusa dei salotti e delle piccole sale da concerto per avviarlo in breve tempo verso vaste platee, davanti a migliaia di ascoltatori. Ciò facendo, realizzò compiutamente, in un'inaudita potenza fonica, quel sinfonismo che Beethoven aveva raggiunto a modo suo trasportando sul pianoforte gli effetti dell'orchestra, creando, invece, mediante una formidabile intuizione di risorse tecniche che ancora non erano state valorizzate sullo strumento, un altro sinfonismo adesso puramente pianistico, nel quale lo strumento trovava, in se stesso e nelle sue infinite possibilità, la propria registrazione sonora. La forte immaginazione pianistica permise a Liszt di adattare e trasferire sullo strumento la tecnica violinistica trascendentale di Paganini: è esemplare la sua trascrizione della Campanella, che traduce con ingegnosi procedimenti gli ampi salti di intervalli, i glissando, i pizzicato.
Dopo Liszt altri compositori dedicarono le loro attenzioni al pianoforte.
Nomi importanti furono:
J.Brahms, la cui tendenza alle forme dilatate, all'ispessimento della scrittura non contraddice il carattere fondamentalmente lirico della sua fantasia, che si realizza in una continua introspezione.
C. Franck, che nei due grandi trittici Preludio, Corale e Fuga e Preludio, Aria e Finale racchiuse alcune delle pagine più belle della sua produzione.
Nella seconda metà del secolo XIX si assistette alla nascita di nuove scuole nazionali che, sulla scia del fascino di Liszt, interpretarono più o meno fedelmente quel pensiero strumentale dando vita a nuove espressioni culturali.
In Russia si evidenziarono M. Balakirev, M. Musorgskij,
P.I. Chaikovskij, S. Rachmaninov.
In Scandinavia E. Grieg.
In Spagna due figure emersero nel panorama musicale:
I. Albèniz ed E. Granados.

TARDO-ROMANTICISMO E IMPRESSIONISMO

Il periodo di stasi che il pianoforte aveva conosciuto dopo Liszt finì con l'avvento dell'impressionismo.
C. Debussy è il maggior rappresentante di quella corrente artistica che concepiva la musica, come un affresco evocatore di immagini. L'influenza che egli esercitò sulla letteratura pianistica fu rivoluzionaria. In contrapposizione all'elefantesca dilatazione delle strutture, alle gonfie sonorità sottolineate da tempeste di accordi e volate di note, Debussy amava le forme brevi, il sussurro, il pianissimo, l'evocazione sonora. Creò, con poche pennellate sonore, immagini, paesaggi, stati d'animo. A proposito delle due raccolte di Images Debussy ebbe a dire "in esse si trova la trasfigurazione sentimentale di ciò che è invisibile nella natura". Il pianoforte era, ancora una volta, il terreno da quale far germogliare i colori sonori più raffinati, più nascosti, più intimi.

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