Ludwig van Beethoven
Beethoven
Con Ludwig van Beethoven (1770-1827) la scrittura pianistica sviluppa al massimo grado le sue nuove possibilità. Il pianoforte diventa orchestrale e subisce l'influsso del sinfonismo di Beethoven stesso. Le allusioni a contrasti e impasti di varie famiglie strumentali sono evidenti e costanti: passi violinistici, bassi pizzicati, tremoli di timpani, accordi di legni, squilli eroici di trombe, ecc., sonorità tutte che sarebbero state irrealizzabili sull'antico clavicembalo. Lo strumento è dunque sfruttato nella pienezza delle sue più tipiche risorse, e la forza affermativa, impetuosa, imperiale del nuovo sinfonismo trova in quel pianismo il suo intero sviluppo. Quell'arte che aveva urgenza di trovare lo strumento adatto ad esprimere la propria eloquenza, il proprio impulso storico, trovava, grazie a Beethoven e al pianoforte, la sua piena realizzazione.
Le 32 sonate per accompagnarono la vita di Beethoven dai 25 ai 52 anni e ne segnarono gli sviluppi stilistici. Uno dei risultati più appariscenti riguardò la trasformazione della sonata di tradizione viennese. Nelle ultime sonate Beethoven arrivò ad assorbire nel fuoco dell'invenzione una forma desueta all'architettura sonatistica qual era la fuga (del resto Clementi, con i 100 studi del contemporaneo Gradus ad Parnassum, aveva voluto che i pianisti familiarizzassero sia con lo stile libero sia con quello severo, cioè il contrappunto).
Beethoven non fece mai uso del virtuosismo come forma puramente esteriore e di maniera. II pensiero che attua il mondo beethoveniano, appassionato e ebbro di concitazioni, rifiuta ogni concessione al decorativo, all'accessorio. I passi di scale veloci, di ottave, di arpeggi spezzati, gli accordi corposi o essenziali hanno sempre un significato espressivo e arricchiscono un'atmosfera carica di vibrazioni e di sentimenti che si liberano in musica.